martedì 26 gennaio 2010

Ecco la ricetta della torta di carote (richiesta da Simonetta)


Ingredienti: 3 uova, 200 grammi di zucchero di canna, 400 grammi di carote, 200 grammi di mandorle tritate, 100 grammi di farina bianca, 1 cucchiaino di lievito per dolci, burro, zucchero a velo.

Preparazione:
Accendere il forno a 180°.
In una terrina sbattere le uova insieme a 200 gr. di zucchero di canna. Aggiungere 200 gr. di mandorle tritate, 400 gr. di carote, 100 gr. di farina bianca, 1 cucchiaino di lievito per dolci ed amalgamare il tutto.
Imburrare ed infarinare la teglia, aggiungere il composto ed infornare per 45 minuti.
Aggiungere una spolverata di zucchero a velo 10 minuti dopo averla tirata fuori dal forno.
Mangiata tiepida, accompagnata da una pallina di gelato è il massimo!!!!!

mercoledì 2 dicembre 2009

Ora dalla mia finestra

lunedì 30 novembre 2009

Dedicato alla mia nonna.....

....che un giorno, tanto tempo fa, a bordo di una nave, affrontò quel lungo viaggio.....
Daniela ed io abbiamo visto questo film il 27 Ottobre 1998 la sera dopo in cui ci lasciò e ci siamo sentite un po' più vicine a lei.





Mia mamma ha scritto un racconto (che ha vinto un premio) in cui parla del viaggio della nonna, ne pubblico un stralcio:

A mia madre che veniva dall'America
"America"

......Mia madre aveva voglia di parlare o di ascoltare. Le pesava il silenzio dei giorni.
"Mamma, raccontami di quando sei venuta in Italia, sulla nave."
Il volto di mia madre si illuminò di colpo.
"Ah, la nave!... Si chiamava Mauritania. Era una nave di lusso...Per quei tempi era quanto di più bello potesse esserci. Era immensa...So che è stata demolita...ma da poco."
Gli occhi erano andati via, dietro i ricordi.
"Era sera, quando siamo partiti...Era inverno...la fine dell'anno. Ho dimenticato tante cose della mia vita, ma ho un'immagine nella testa che non potrò mai cancellare: quando la nave si è staccata dalla riva e si è allontanata dal porto, ho visto la Statua della Libertà. New York era là in fondo, coi grattacieli illuminati, che diventavano sempre più piccoli, sempre più lontani...Noi ce ne andavamo e lasciavamo là tutte quelle luci..."
Mia madre aveva gli occhi lucidi, ma si capiva che parlarne le faceva bene: era un patrimonio solo suo, quello dei ricordi, la faceva sentire importante. Lei che aveva vissuto solo per gli altri, al servizio di tutti.
"La nave era piena di militari. Era il 1919, la guerra era finita da poco.Io avevo otto anni."
Parlava a intervalli, lentamente, districandosi fra le emozioni.
"Dopo la partenza abbiamo giocato a carte, coi grandi. La mia sorella più piccola girava tra i tavoli. Qualche volta cadeva. La nave ondeggiava e lei finiva per terra."
"E tua madre?"
"Mia madre piangeva. Là, in America, era rimasta Teresa: ci aveva accompagnato fino a Pittsburg, col treno. Non l'abbiamo più rivista. Mia madre allora non sapeva. Pensava che la nostra fosse solo una vacanza di pochi mesi. Invece, arrivati in Italia, tutto è diventato difficile. I soldi erano tanti e sono diventati niente. Così non siamo più tornati indietro, alla nostra casa. Mia sorella è rimasta là. Per sempre…a Primerose"
Sembrava un dolore di ieri, come non fossero passati tutti quegli anni.
"La nave è arrivata in Francia e lì abbiamo preso il treno. A Parigi ci hanno cambiato di carrozza. Mio padre aveva prenotato la prima classe…la prima classe! Per quei tempi era davvero un lusso…invece siamo finiti in uno scompartimento coi vetri rotti. Si gelava. Fuori la gente era concitata: parlava, gridava, si chiamava… e noi lì dentro a battere i denti, a strofinarci le nocche delle dita…”
Mia madre ora stava zitta. Le si erano increspate alcune rughe attorno alla bocca. I ricordi le appannavano appena gli occhi. Nell'aria correvano parole che nessuna delle due pronunciava....

sabato 21 novembre 2009

La morte non è niente (Henry Scott Holland)


La morte non è niente.

Sono solamente passato dall'altra parte:

è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;

parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:

è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.

Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore,

ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:

il tuo sorriso è la mia pace.

martedì 10 novembre 2009

Crema di Zucca

Ingredienti: burro, patate, cipolla, olio santo, gruyere stagionato, latte, sale e pepe.

Preparazione: mettere in una pentola burro, patate tagliate a dadini e cipolla sminuzzata.
Far rosolare e poi aggiungere la zucca tagliata a dadini.
Dopo qualche minuto aggiungere acqua bollente ed un cucchiaino di sale.
Lasciar cuocere per 20/25 minuti.
Aggiungere un filo di olio piccante.
Passare il tutto con il minipimer, aggiungere Gruyere a scaglie, un goccio di latte e pepe.
Lasciar cuocere ancora per qualche minuto e servire....magari con l'aggiunta di qualche crostino di pane.

martedì 13 ottobre 2009

Riflessioni

Da tanto tempo non scrivo sul blog......molte cose sono successe nel frattempo ed io non avevo più voglia di scrivere. In realtà non ne ho voglia neppure ora ma sento che lo devo fare, ho preso un impegno, anche se solo con me stessa, e lo devo portare avanti.
E' difficile ri-iniziare però...è come se dovessi ripartire da capo ed ogni cosa che scrivo mi sembra futile.
Parlerò quindi di come sto, l'unica cosa di cui forse mi sento di scrivere.
Vorrei poter esprimere su carta, o su web in questo caso, quello che sento ma non è per me facile.
Il mio papà non c'e' più e questo è molto difficile da accettare. E' talmente difficile che ho applicato su me stessa quello che credo venga definito in psicologia "processo di negazione"....per cui in realtà io sto bene, lavoro, mangio, dormo....(no dormire in effetti non dormo o comunque dormo poco) la mia vita va avanti in modo "normale" ed è come se non fosse successo niente.Per cui, a chi me lo chiede, non posso che rispondere che sto bene.Poi ogni tanto ricordo, di colpo, in maniera del tutto inaspettata, realizzo che il mio papà non c'è più, non gli potrò più parlare, non potrò più ridere con lui o semplicemente prendergli la mano ed in quel momento mi sento persa, senza punto di riferimento, disperata e profondamente triste.... ma poi dopo qualche minuto....dimentico di nuovo e riprendo la mia vita come se niente fosse successo.
So che tutto questo non può durare e so anche che prima o poi mi renderò conto della realtà ed a quel punto sarà devastante...ma per ora sono qui innocentemente inconsapevole, allegra e spensierata, come quando ero soltanto "la sua bambina".
Mi manchi Papà



sabato 3 ottobre 2009